Insomnia [2005]

"L'insonnia è il fenomeno capitale, il disastro per eccellenza, questo nulla senza tregua". (E.Cioran)

Ossa e carne, forma e forza....insieme. Struttura di cemento ed energia brulicante di colore. Convulsione di crani su aureole di cotone.

"Penso di averla cancellata così bene che non tornerà a essere visibile. Spero che non la veda mai riemergere. Perlomeno io non la vedrò riemergere fin che vivo". (Francis Bacon).

Critica di Federico Bellini:

Francis Bacon e Caravaggio sono i punti di partenza di Claudio Fazzini, l’ispirazione principale di un percorso dove lo studio, la ricerca continua della tecnica, la costruzione armonica di ogni opera, il contrasto chiaro-scuro delle tele, si fonde in una nuova immaginaria versione pittorica, di un filone che attraverso i secoli è pervenuto sino ad oggi. Il lato insonne, inquietante, a volte orrorifico dei suoi dipinti, non disturba come poteva farlo all’epoca del Caravaggio, una decapitazione o una certa raffigurazione di figure religiose “fotografate” da personaggi colti dalla strada, e ancora meno impressiona come potevano farlo i volti, i ritratti e gli autoritratti, dissacranti e massacrati di Bacon. Nell’arte di Fazzini si va ben oltre, quasi a voler raccontare un “altro mondo” parallelo al nostro, dove anche il brutto, diventa armonioso, l’inquieto, sereno, il deforme, sublime. Ad ogni quadro è come se l’artista voglia accennare un idea, imprimere poi un racconto di se stesso, che diventa vivo nel momento in cui l’immagine, qualunque essa sia, prende forma con tutte le sue problematiche. Questa pittura ci insegna che c’è del bello anche dove pensiamo di non vederlo, travalica i confini canonici di bene e male, luce e buio, bello e brutto, e ci mostra attraverso un proprio mondo, una teoria del tutto personale che ci permette di comprendere il fine ultimo della realtà.

CRITICA DI ALESSIA GALASSI

Sfumando la linea d’ombra che separa diurno e notturno , riportando il mondo onirico in primo piano , le rappresentazioni di Claudio Fazzini liberano sulla scena inquietanti metafore dell’anima e dei suoi aspetti oscuri , fino ad inoltrarsi nell’incubo al seguito di eco disperate , ipnotiche , latrati di spettri evanescenti o realtà primordiali presenti in nessun essere umano ed in tutti , distorti quali falsi riflessi degli innumerevoli specchi delle stanze più remote della psiche .
I ritratti mostrano personaggi stravolti , sfigurati , immobilizzati da lunghe bende sopra vere e proprie lettighe - sarcofago , come marionette costrette a portare a termine il gioco della vita e la cui disgregazione delle carni sembra venir affrettata dallo stesso autore , che costringe i corpi asfittici sotto una luce spietata , e senza una ragione li addossa a muri di corsie labirintiche , aprospettiche , improvvisandosi burattinaio di un teatro crudele , dove però l’ostentazione di tanta turpitudine intende trattenere un grido sui mali del mondo , mentre l’inquietante mostruosità dei fisici diviene referente espressivo immediato di una denuncia volta a svergognare la contemporaneità , protesa a nascondere il brutto morale da ogni aspetto della vita .
In tal senso , immerso in un ruolo “ storico “ , l’uomo può intendersi debitore alla propria atrocità , all’esacerbarsi del proprio squilibrio ed a quella febbre violenta grazie alla quale scorge il divino e ne fronteggia la rabbia , benché la collisione risulti rovinosa soprattutto per se stesso , che infine torna a maledire la propria natura , ispiratrice di atti esecrati . Queste creature ansimanti , agitate , trascinate dal turbine delle loro stesse azioni , non sono altro che complici del tempo , artigiane di universi effimeri ; ingozzate di sensazioni e non liberete , per principio , dal reale esse frugano in enigmi di superficie , degne della loro trepidazione e del loro sfinimento . Legate a fardelli di sensazioni , mai sazie della profonda infelicità assaporata , la cercano anche laddove essa non è , trovando tutto altrimenti spento ed opaco , schiave dell’intensità dei fenomeni esse vogliono amare nell’apparenza ciò che vi è di più durevole e vero .
Cosi , nel ghigno dei volti , nei tratti dilaniati ed affannati , lo spettatore osserva delle creature pascersi in maniera masochistica del proprio male , bere il veleno di un eternità presunta , tentate dal mostrare le piaghe al gran giorno , ladro dei doni che invece la notte dispensa : il sonno e l’incoscienza di chiunque sogni , ispirazione , chiaroveggenza… Ebbene , in possesso del privilegio di passare senza contrasto dalle tenebre alla luce , Fazzini rinuncia alla “ nostra “ ragione , raggiungendo quella zona intermedia in cui i sogni nutrono il pensiero ed il pensiero illumina il sogno , atmosfere notturne e calde intensità di luce si animano reciprocamente , alcuni autoritratti parlano all’improvviso un linguaggio dalle risonanze ataviche , come se la dimensione umana fosse vissuta in una reverie attiva e cosciente , corroborante forze e pensieri nuovi , dalla chiarezza cristallina . Nella serenità di alcuni volti addormentati , gli occhi chiusi vengono ritratti dall’artista in modo soltanto simbolico , sarà già tardi quando , al risveglio, potremo analizzare sequenze di incubi , mescolando drammi del giorno e visioni notturne , sarà una sintesi ormai troppo lontana dalla vita piena , un pigro rimpianto , poiché il sognatore , lucido , di fatto non ha mai smesso di restare presente a se stesso e continua ad esserlo , in alcun modo disturbato dagli spettacoli che il mondo offre , indifferente ad un tempo che non sente appartenergli .
I corpi straziati , dalle membra abbandonate , le figure addormentate , attirano lo spettatore verso riflessioni che non riguardano la memoria , piuttosto lo strappano alla vita che passa rendendolo consapevole che non è più del tutto nel proprio quotidiano ; altri simulacri dalla tela evocano la morte e scopriamo di essere in molti , vivi , al suo cospetto . Visitati da sogni , presagi , parliamo ai fantasmi , siamo esseri notturni o è ancora luce quella che vediamo ?
Se andassimo all’origine dell’arte , come esseri silenziosi che ricevono il dono della parola , capiremmo che il silenzio non è il contrario del rumore , e che le tenebre non lo sono del giorno : sentire il rientro nella solitudine dell’essere è un principio positivo e fondamentale per l’artista , nella quiete dell’anima colui che dorme ad occhi aperti si riconosce , l’artista è accolto nell’abbraccio della meditazione , ascolta i veli che la notte sta dispiegando , i passi calmi della consolazione invadono l’anima.